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mercoledì 23 marzo 2016

LA FRANA DI ARENZANO VISTA DA UN GEOLOGO

Abbiamo chiesto il parere di un esperto e accogliamo volentieri sul Blog il commento di un geologo sulla frana di Arenzano.

"La parete franata probabilmente era un fronte di cava abbandonato mentre la zona del ciglio era occupata da due fasce coltivate che sono crollate. Ora rimangono altre fasce coltivate.
Temo che la permeabilità del suolo alle spalle della frana non sia stato un bene.
La galleria del Pizzo all'imbocco ha un tratto artificiale: lavori di messa in sicurezza eseguiti verso al fine anni 80. Ci sono analogie con la frana di Via Digione, a Genova Di Negro: per fortuna che qui non ci hanno costruito un palazzo.

Attualmente c'è un rischio di un allargamento verso ponente al di sotto di un paio di fascette della Villa che è stata costruita sul ripiano a monte della scarpata (I blocchi che si vedono nella foto): la casa non è in pericolo.
 La fascia rimasta visibile nella foto è destinata ad arretrarsi: una scarpata in terra verticale di circa tre metri tenderà a disporsi su un angolo più stabile (minimo 40°) e la sicurezza si raggiungerà riducendolo ad un massimo di 30 gradi e proteggendo il fronte con opere di regimazione idraulica. Però dovranno ricercare soluzioni che possano rendere agibile l'Aurelia in tempi rapidi. Ciò complica un po' le cose: ci sarà un palleggio di responsabilità tra Comune, Anas e proprietari dei terreni. Inoltre ci sarà anche un'inchiesta penale che non favorirà una rapida soluzione e, conseguentemente le inchieste civili. Oltretutto c'è anche un ferito grave.
Vi sono anche dei problemi legati alle proprietà dei terreni che innescheranno un palleggio di responsabilità  su chi doveva fare che cosa. Teoricamente il proprietario dovrebbe fare in modo che la frana non danneggi la proprietà altrui: in quel punto  c'era una cava (da verificare) ora dismessa (anche il proprietario è tenuto al ripristino ambientale), poi c'è l'Anas che avrà fatto qualche scavo al piede, le autorità che dettero le autorizzazioni..... e così via. Tra causa penale e civili c'è il rischio che la cosa si possa protrarre per almeno una decina d'anni.
Le rocce lì presenti appartengono alle così dette rocce verdi (metabasiti, in questo caso, che possono contenere anfiboli sodici); queste sono in contatto a monte con serpentiniti. C'è la possibilità che in tal caso  il materiale franato venga  trattato come rifiuto pericoloso.


Suscettività al dissesto


carta degli elementi a rischio geomorfologico
Nelle zone a rischio l'agricoltura non è proibita, a meno che questo rischio non diventi una certezza: in quel caso viene transennata una fascia di congrua larghezza nella quale viene interdetto l'accesso. Cosa che hanno fatto dopo la frana: attualmente hanno disposto dei nastri che delimitano la zona interdetta ed una parte di questi sono all'interno del giardino della villa. Fra qualche giorno, a seguito di indagini geo-meccaniche in sito, potranno decidere se si potrà ridurre il livello di cautele, se eseguire opere di consolidamento in alto o se far cadere ulteriori parti rimodellando la scarpata su pendenze più basse. 
Attualmente l'ultima cosa che farei sarebbe quella di rimuovere il materiale franato (a parte i massi isolati sulla strada). 

 
Non scarterei l'ipotesi di ricorrere a difese passive da porre alla base del pendio: cavi e reti paramassi (delle quali deve essere messa in conto la necessità di rifarle dopo ogni crollo; esse agiscono un po' come i cavi freno sulle poraterei) e/o una galleria artificiale (ce ne è una sul capo Noli che proteggeva la ferrovia). Il primo lavoro da fare è, secondo me un disgaggio molto pesante su tutto il fronte ed in particolare sulle parti alte . Si tratta di interventi che vanno accuratamente progettati e valutati in tutte le componenti sopratutto economiche. È possibile che il giudice imponga l'esecuzione dei lavori con riserva di addebitamento alle varie parti ritenute responsabili.

Sicuramente daranno un incarico per il rilevamento in parete da remoto mediante utilizzo di droni dotati di laser scanner (anche se con laser credo possano agire da qualche punto a valle). Attualmente è ben visibile una frattura aperta  di una ventina di centimetri, disposta longitudinalmente al pendio che parte da sotto la fascia rimasta. L'area sul Piano di Bacino è nella carta delle suscettività al dissesto, è in PG4 (la più alta). Singolare è che sulla "carta del rischio" proprio quel tratto di Aurelia sia classificato a basso rischio, così come l'area al piede del versante dove dalle foto satellitari sembra ci sia un parcheggio con molte auto. Risulta ad alto rischio il tratto di Aurelia immediatamente a ponente (dove c'è il muraglione mi pare) che non è stato colpito dalla frana".

sabato 19 marzo 2016

NUOVO STATUTO DI IREN: AUMENTA LA PRIVATIZZAZIONE!

(a cura del Movimento 5 Stelle di Genova)
Il Movimento 5 Stelle di Genova, unitamente ai colleghi di Torino e Reggio Emilia, è contrario alla modifica dello statuto di Iren, studiato per impoverire la partecipazione pubblica e il potere dei cittadini.
La proposta di modifica dello Statuto del Gruppo IREN che la Giunta porterà tra poco in Consiglio palesa l’intenzione di privatizzare definitivamente la società e con essa settori e beni strategici come l’acqua ed i rifiuti.
Oggi Sindaco, PD e maggioranza vogliono introdurre il voto maggiorato, cioè la possibilità di scendere sotto al 51% pur mantenendo il controllo – …ma quale? Già oggi sono evidenti le difficoltà di controllo da parte del pubblico – .
Ricordiamo brevemente i passaggi che ci hanno portato fino a qui: avevamo una municipalizzata (AMGA) che si è aggregata con altre aziende, poi è diventata società per azioni, poi è stata quotata in borsa ma con il 51% in mano ai Comuni azionisti: la solita foglia di fico della maggioranza pubblica che però non incide sulle scelte aziendali. Infatti, nel frattempo, le azioni hanno perso il 45% del valore di collocamento, il Gruppo ha più di 2 miliardi di debiti, il servizio non è migliorato e i costi per i cittadini sono lievitati. Una strada maestra verso la privatizzazione totale.
Vendere azioni pubbliche per far cassa, raccontando ai cittadini la favola dell’azienda ancora pubblica vuol dire privatizzare senza dirlo. Già oggi basta che i soci privati si mettano d’accordo con uno dei Comuni azionisti con scambio di reciprochi interessi a danno degli altri Comuni azionisti per far si che la maggioranza dei cittadini coinvolti subisca indirizzi peggiorativi. Basterebbe, con le nuove variazioni, nel prossimo futuro eliminare anche il voto maggiorato e la gestione dei nostri beni comuni oltre a essere diventata di fatto una  proprietà privata, verrebbe effettuata  da chi non ha alcun legame con il territorio e non ha alcun interesse per le città e i cittadini essendo vincolato solo a logiche economiche e finanziarie. Già adesso abbiano la sensazione che l’unico obiettivo di IREN sia quello di fare dividendi, che neppure arrivano al Comune di Genova perché servono a ripagare i debiti bancari della società intermedia FSU e gestire poltrone.
La Giunta chiede anche di delegare al CdA IREN la possibilità di aumenti di capitale per i prossimi 3 anni fino a un massimo del 3% con esclusione del diritto di opzione. Il CdA, dicono, verrà rinnovato a breve e in maniera incomprensibile ed inaccettabile prima delle elezioni amministrative di Torino, forse per paura che il prossimo sindaco della Mole non sia allineata? Tale aumento di capitale potrebbe essere offerto in sottoscrizione solo a soggetti pubblici o a fronte di conferimento di aziende pubbliche o rami di aziende pubbliche connessi all’oggetto sociale di IREN.
Insomma, anche qui via libera a nuove aggregazioni dai contorni ignoti per i  cittadini però forse già chiare nella mente dei proponenti. Il Movimento 5 Stelle di Genova, unitamente ai colleghi di Torino e Reggio Emilia, è contrario a questa modifica dello statuto, che non è utile in alcun modo ai cittadini ma solo alle speculazioni finanziarie e politiche.
Ci batteremo con tutte le forze per evitare questa nuova svendita di potere. E staneremo in aula gli ipocriti che si riempono la bocca di “pubblico” ma adorano il profumo dei soldi privati.

ARENZANO- TRAGEDIA SFIORATA: IL DISSESTO IDROGEOLOGICO NON ASPETTA.

Il dissesto idrogeologico è sempre in agguato, ma gli Enti preposti  (ma pure i privati) continuano ad affidarsi alla benevolenza del fato e scelgono di non investire nella tutela del territorio. 

Quanto accaduto oggi ad Arenzano, salvo ancora accertare di chi sono le responsabilità, è per noi un'occasione per ricordare ai cittadini quanto sia importante, da parte delle istituzioni, non trascurare la tutela del territorio con dei piani di prevenzione a lungo termine, con la messa in sicurezza continua e con una meticolosa salvaguardia del consumo del suolo. 
La questione del dissesto idrogeologico ovviamente è molto complessa e così va affrontata. Le cause sono molteplici e non sempre direttamente correlate alle azioni umane. Le frane si verificano anche in natura a causa dei cambiamenti e delle modifiche delle condizioni del terreno o a causa dei mutamenti climatici, quindi  sia per cause dirette che per quelle prodotte indirettamente dalle attività dell'uomo. Tra le principali cause dirette vi sono le piogge torrenziali che hanno caratterizzato l'ultimo decennio e che dilavano lo strato superficiale del terreno mettendo a rischio la coesione dei versanti, soprattutto in liguria dove il sistema è già fragile, ma ve ne sono tantissime altre. 

Proprio per questi motivi occorre sensibilizzare le istituzioni a tutti i livelli allo scopo che esse si assumano le dovute responsabilità nel ruolo di garanti di un continuo monitoraggio e una costante cura, salvaguardia e messa in sicurezza del territorio. Ricordiamoci che anche se le cause sono indirette, le istituzioni giocano un ruolo fondamentale nelle scelte da attuare, sia nel campo della prevenzione che in quello della messa in sicurezza.

Arenzano, Aurelia -  Pizzo - (foto di Paolo Quezzi)

COSA FA IL GOVERNO?

Per quanto riguarda il Governo, Renzi ha promesso più volte di destinare fondi alla prevenzione del dissesto idrogeologico, ma in realtà , da una ricerca approfondita dei portavoce M5S della Commissione Ambiente M5S, risulta soltanto uno stanziamento di 50 milioni di euro rispetto ai 2 miliardi promessi a botte di slogan dal Premier. Per rimettere in sicurezza il territorio italiano occorrerebbero 4 miliardi di euro e contemporaneamente si dovrebbe stoppare il consumo di suolo e dare spazio ai terreni agricoli. Anche perché sul piano economico gli interventi postumi saranno sempre più costosi di un piano di prevenzione.

Certo, queste scelte impopolari non porterebbero voti ai partiti, ma occorre cambiare paradigma e sposare una visione globale che si svincoli dalle solite ottiche del profitto di pochi e dei bacini clientelari. che portano solo nella direzione opposta. I rappresentanti politici di turno preferiscono tagliare dei nastri per opere faraoniche e costosissime che spesso sono completamente inutili e che vanno a peggiorare la stabilità del territorio e a rovinare un equilibrio già instabile a causa dei cambiamenti climatici.




COSA SUCCEDE IN REGIONE?


Nel frattempo, in REGIONE LIGURIA MANCANO ALL'APPELLO OLTRE 3 MILIONI PER LA SICUREZZA DEL TERRITORIO. Dei 4 milioni e 600mila euro calcolati come introito regionale del tributo speciale per il conferimento dei rifiuti in discarica previsti per il 2016, solo 1,3 milioni sono stati iscritti a bilancio.
"In una regione come la Liguria devastata dal dissesto idrogeologico e da emergenze alluvionali continue pare incredibile che accada una cosa simile. Parliamo di risorse cruciali, destinate a interventi sul territorio, all’Arpal che dovrebbe garantire la sicurezza, ma anche ai premi per i comuni più virtuosi nella raccolta differenziata. 
"Se non avessimo depositato questa’interrogazione"-  afferma Alice Salvatore, consigliera regionale M5S - "Giampedrone avrebbe continuato a dormire sonni tranquilli pur conoscendo questa enorme lacuna.
"I contribuenti hanno diritto di sapere come sono investiti i soldi pubblici e di sapere se i soldi destinati all'ambiente sono davvero usati per l'ambiente. Altrimenti c'è ben poco da stupirsi quando l'Arpal non si trova in condizioni ottimali per svolgere il suo compito di monitoraggio, e se ci troviamo quindi impreparati ad affrontare emergenze alluvionali."



Probabilmente alcuni ci accuseranno di essere gli sciacalli della notizia e quelli del  noi ve lo avevamo detto, ma ci preme ricordare che la tutela dell'ambiente e del territorio è stata, è e sarà SEMPRE una delle nostre principali preoccupazioni, sia come cittadini attivi di Arenzano che come linea da seguire, già tracciata dal programma M5S al quale ci rifacciamo.... ..



venerdì 18 marzo 2016

IGENIO: UN SISTEMA INTELLIGENTE O UNA FREGATURA?



Il Comune di Arenzano in previsione dell'ampliamento della raccolta differenziata al centro storico, ha deciso di stipulare un contratto con l'azienda  AnconAmbiente  per il noleggio di due grandi contenitori  "itineranti", ossia due isole ecologiche mobili. Questo nuovo sistema sarà utilizzato per un anno poi eventualmente protratto.


Noi abbiamo provato a leggere qualche commento e a chiedere un parere a chi si occupa di rifiuti e  questo sistema lo utilizza già nel proprio paese, ma purtroppo il bilancio è negativo.

Da Celle Ligure Luigi commenta così: 
Quelli di Celle sono un poco scomodi da aprire e tenere aperti per conferire. A Celle lavorano da Aprile e per ora grandi problemi non ci sono. Il punto è il solito (come a Ge per AMIU) BASTA CONTENITORI! Sia intelligenti che non! Con il sistema dei contenitori non riesci a responsabilizzare i cittadini, è impossibile applicare sanzioni e i contenitori  sono spesso presi a riferimento per l'abbandono, ingombrano, puzzano, costano e se non fai i sacchetti riconoscibili con RFID, barre od altri sistemi non riuscirai a controllare cosa viene conferito e a fare una decente tariffa puntuale. ..... 

Da Pontedera  risponde Luca (collaboratore nella commissione ambiente ): 
IGENIO è costato 80.000 euro e non serve a niente.
I cassonetti non funzionano, le chiavette si smagnetizzano e poi non servono a stabilire la responsabilità' estesa del produttore (di rifiuto); sono solo cassonetti che si spostano da un posto all'altro, tanto vale rimanere con la raccolta stradale. Le chiavette servono solo per aprire il cassonetto e  non identificano l'utente, è tutto finto, perche' se non vedi CHI butta COSA, come fai ad abbinare il rifiuto con l'utente?
E' il contenitore che deve essere abbinato con l'utente NON la chiavetta.
la chiavetta e' solo una piccola calamita che serve a far scattare la serratura del cassonetto e puo' averla chiunque.
Da Vetralla leggiamo un commento di Giulio (consigliere comunale Sel):
E’ inconcepibile che in questi due anni non si sia arrivati a nulla se non a buttare via almeno diecimila euro per il sistema “a rincorsa” IGENIO, sperimentato a Tre Croci e fallito miseramente.
Da Ancona riguardo all'azienda AnconAmbiente leggiamo in un comunicato stampa di Andrea (consigliere comunale M5S):
Perché non citare l'impianto di digestione anaerobica voluto da Anconambiente nel 2008 sulla discarica del galoppatoio di Chiaravalle? Due milioni di euro buttati via per un impianto che non ha mai funzionato, come avevamo già detto nel 2010. Ora si accorgono che va tombato e portati a perdite i costi non ancora ammortizzati.Perché non citare Igenio, con un costo di 30.000 euro l'uno, che non ha portato alcun beneficio in termini di percentuali di raccolta differenziata? Che dire della società che lo produceva, che oberata dai debiti non ha più pagato le royalties ad Anconambiente, ha spostato la sede a Salerno e ceduto il ramo d'azienda produttivo ad una nuova società gemella, lasciando Anconambiente a bocca asciutta? Come mai è fallita nonostante i cittadini di Ancona con le proprie tasse abbiano fatto comprare inutilmente decine di Igenio?
Alleghiamo anche un articolo che testimonia l'esperienza fallimentare del sistema di isola itinerante a Pontedera:
«Topi e rifiuti nel quartiere. Viviamo sempre più un ghetto»

Che dire?  Aspetteremo di vedere in azione questo sistema per dare una nostra valutazione, anche se avremmo auspicato che si fossero copiati sistemi già presenti in altri territori indubbiamente più efficaci, più semplici e meno costosi. 



mercoledì 16 marzo 2016

QUALI ZONE DI ARENZANO VERRANNO ESCLUSE DAL PIANO CASA DI TOTI?

 Il 4 marzo in consiglio Comunale è stato discusso al punto 4 dell'ordine del giorno il seguente argomento: l’individuazione delle parti di territorio del Comune di Arenzano da cui escludere l'applicazione del PIANO CASA (disposizioni di cui agli articoli 3 3bis della lr 49/2209 ai sensi dell’art 12 della lr 22/2015)
Grazie all’art 12 introdotto con la legge regionale 22/2015 i Comuni avrebbero potuto riprendersi, almeno in parte, la propria autonomia pianificatoria semplicemente individuando le aree in cui non è applicabile il Piano Casa, entro 60 gg. previsti per legge (in scadenza il 7/03).


In sintesi, nella seduta consiliare di giovedì 4 marzo, la maggioranza ha illustrato le motivazioni che , in base all' art.12 della ll.r. 22, hanno portato alla decisione di escludere dall'applicazione del Piano Casa solamente due aree:  la Pineta e le aree extraurbane. 
La presentazione di un emendamento presentato dalla minoranza, che in attesa delle osservazioni al PUC chiedeva l'estensione anche alle zone extraurbane e alla Pineta, (previo passaggio dei progetti di ampliamento dal Consiglio Comunale o da una apposita commissione tecnica), è stato fatto ritirare perché ritenuto illegittimo dai funzionari comunali.

Possiamo plaudere sicuramente a una limitazione del danno, ma noi avremmo preferito che il Comune si fosse fatto carico di escludere l’intero territorio del Comune dalla Legge e di applicare il proprio piano urbanistico vigente in autonomia.


LE NOSTRE OSSERVAZIONI:
- vi è innanzitutto una considerazione logica e del tutto politica sulla questione:
un Comune, avendo a disposizione uno strumento urbanistico che deriva da considerazioni meditate, partecipate e condivise, non dovrebbe avvalersi di uno strumento così grezzo e primitivo dettato dall'alto con un unico scopo (aumento di cementificazione) ma, avendone facoltà, dovrebbe escludere in toto il proprio territorio comunale.
La assunzione del Piano Casa equivale infatti ad una ammissione di non esaustività degli strumenti urbanistici vigenti e quindi di insufficienza del lavoro svolto dallo stesso Comune per organizzarsi con una disciplina urbanistica.
- Un'altra considerazione è di tipo formale: dal momento in cui la LR n. 22 del 22/12/2015 è stata impugnata dal Governo il 19/02/2016, per evidenti elementi di incostituzionalità e quindi con la possibilità che possa essere dichiarata illegittima, si presenta la possibilità che la Corte Costituzionale si pronunci invalidando tutta una serie di procedure già avviate, con un conseguente pasticcio burocratico.
- VI è infine un'ultima considerazione, ma non ultima per importanza che riguarda IL PRINCIPIO  del costrutto su cui si basa il Piano Casa approvato dalla Regione: più volume costruito e più sfruttamento del suolo = maggiore lavoro e maggiore sviluppo. Questa equazione - che tiene conto di un unico principio quantitativo e non qualitativo e che è la causa delle peggiori speculazioni sul nostro territorio - è obsoleta e superata dall'evidenza dei fatti e soprattutto DIMOSTRA CHE SUL MEDIO E LUNGO PERIODO QUESTO E' UN MODELLO FALLIMENTARE. 
Sulla base di questa equazione gli unici ad arricchirsi sono gli speculatori edilizi a spese del patrimonio comune di suolo, ambiente, paesaggio, risorse, che appartengono a tutti i cittadini presenti e futuri.
Chi non ha capito che il prossimo futuro è in mano ad un altro modello di sviluppo e rimane attaccato a vecchie, superate e disastrose logiche, prosegue e incentiva il declino in atto.


Se continuiamo a perseguire all'infinito il principio secondo cui ad un aumento di volumetria e di cementificazione corrisponde un aumento di occupazione e lavoro arriveremo a una copertura totale del suolo, con case che nessuno abita e che non "producono" nulla. 

Infatti una casa vuota, come già il 65/70 % delle nostre volumetrie presenti, non produce lavoro, né servizi, né ossigeno, né ricchezza in nessun modo se non nel brevissimo periodo e a discapito di costi che a lungo termine saranno sempre più ingenti.

La logica del consumo all'infinito prima o poi per problemi fisici si dovrà arrestare e, quanto prima gli Enti prenderanno coscienza di un nuovo modello di sviluppo attivando altre logiche, tanto prima saremo in grado di USCIRE  dalla cosiddetta “crisi“, spauracchio di qualsiasi decisione insostenibile.



Per tutti questi motivi, crediamo che il Comune, oltre a quelle previste dalla Legge e alle zone individuate in Consiglio, avrebbe dovuto salvaguardare l’INTERO territorio e in particolar modo avrebbe dovuto tutelare:
  1. LE AREE AGRICOLE, frammenti sopravvissuti all'interno del tessuto urbano di valore storico, culturale, ambientale ed economico che, ancora salve dalla speculazione, hanno bisogno di essere difese, perché minacciate dalla coda di uno sviluppo edilizio dissennato, perché inserite nel tessuto urbano come pausa e respiro dall'urbanizzazione, perché ultimi residui di terreno agricolo di valore economico e sociale ( la nostra miglior fonte di distribuzione alimentare e non solo a Km 0), e infine ma non ultimo perché costituiscono le fondamenta storiche della cultura del Paese di Arenzano
  2.  LE AREE DI VALORE PAESAGGISTICO AMBIENTALE anche inserite all'interno dell’ambito urbano, 
  3. TUTTO IL PATRIMONIO STORICO ARCHITETTONICO  non solo relativamente al centro storico
  4. TUTTE LE AREE DI TRASFORMAZIONE ossia quelle ove già previsto un piano di trasformazione, come la Piana, Terrarossa, Terralba etc;

venerdì 11 marzo 2016

EVENTI AI QUALI PARTECIPEREMO



VI INVITIAMO A PARTECIPARE RENDENDOVI PARTE ATTIVA, CONSAPEVOLE E INFORMATA  SULLE SCELTE OPERATE DALLE ISTITUZIONI.

Per chi fosse interessato ricordiamo gli appuntamenti imminenti ai quali parteciperanno i cittadini attivi di  Arenzano a 5 Stelle



  •  VENERDì 11 MARZO ORE 20.30: assemblea pubblica con la Regione sul Piano Regolatore Portuale   -   Municipio VII Ponente.
  • SABATO 12 MARZO ORE 17: Dibattito sulla raccolta differenziata nella valle Stura - Cinema Teatro Opera Mons. Macciò.
  • LUNEDì 14 MARZO ORE 21.30: riunione gruppo Arenzano 5 stelle - Portichetto Pineta
  • MERCOLEDì 16 MARZO: Convocazione Commissione consiliare su ARAL





venerdì 4 marzo 2016

REFERENDUM DEL 17 APRILE CONTRO LE TRIVELLE - Andiamo a votare SI!

Il 17 aprile puoi scegliere: lasciare che i nostri mari diventino un far west di petrolieri, mettendo a rischio il Mediterraneo, oppure far capire al governo che il nostro vero petrolio è la bellezza delle nostre coste, culla della nostra storia e della nostra cultura.

Per estrarre petrolio le compagnie devono versare dei “diritti”, le cosiddette royalties. Ma per trivellare i mari italiani si pagano le royalties più basse al mondo: il 7% del valore di quanto si estrae. E i petrolieri ringraziano. Per estrarre poche gocce di petrolio di scarsa qualità, si mettono in pericolo le nostre coste, la fauna, il turismo, la pesca sostenibile. Le prime vittime innocenti potrebbero essere delfini, capodogli, tartarughe, gabbiani e i pesci che popolano i nostri mari. È il momento che qualcuno te lo dica: bucare i fondali non risolverà la nostra dipendenza energetica dall’estero. Come ammette anche il governo, le riserve certe di petrolio nei mari italiani equivalgono a 7-8 settimane di consumi nazionali e potremmo estrarre gas per soddisfare i consumi di 6 mesi. Ne vale la pena?

Per scongiurare il quorum, Renzi ha anticipato la data del voto al 17 aprile, dimezzando i tempi della campagna referendaria e ostacolando il tuo diritto a informarti.
Dimostragli che questi trucchetti non riusciranno a fermare la democrazia. VOTA SÌ!
Fonte: http://www.greenpeace.org/italy/it/Cosa-puoi-fare-tu/partecipa/referendum-trivelle/

ASSEMBLEA PUBBLICA sul Piano Regolatore Portuale e PETIZIONE contro l'ampliamento del Porto






Dopo le varie petizioni promosse dai comitati e dal M5S e in seguito alle manifestazioni di protesta contro l'ampliamento del porto di Prà fino a Vesima, i Comitati, le associazioni e i cittadini del ponente torneranno a discutere del futuro del litorale di Voltri  nel palazzo del VII Municipio.

Venerdì 11 marzo, alle 20.30 il coordinamento comitati e associazioni del ponente ha indetto una assemblea pubblica con esponenti della Regione per ribadire il netto no ad ogni ipotesi di ampliamento delle attività del porto contenute nel piano regolatore di Autorità Portuale.

indicazioni stradali


mercoledì 2 marzo 2016

Toti, dopo 23 anni, taglia i fondi all'Associazione Alta Via dei monti liguri, in barba alla legge

"Siamo spiacenti di comunicarvi che a partire dal °1 marzo cesseranno i servizi finora garantiti dall’associazione Alta Via dei Monti Liguri per mancanza di finanziamenti da parte della Regione Liguria".
Alta Via dei Monti Liguri
Con un comunicato stringato e freddo, l'associazione che si occupa della manutenzione e valorizzazione del percorso di 450 chilometri che dalla Francia porta alla Toscana attraverso l'Appennino annuncia lo stop alle attività a causa dello stop ai fondi regionali imposto dalla giunta Toti.

Creata con legge regionale nel 1993, l’itinerario dell’Alta Via, che rappresenta anche una importante risorsa turistica per la destagionalizzazione del turismo in Liguria, è nato da un progetto congiunto del Centro Studi Unioncamere Liguri, del Club Alpino Italiano e della Federazione Italiana Escursionismo ed è da sempre affidata all’associazione appositamente per tutelarla e promuoverla.

In seguito alle proteste dell'associazione e le numerose polemiche in rete, l’assessore regionale all'Escursionismo, Stefano Mai, ha successivamente dichiarato alla stampa che la gestione dell’Alta Via dei Monti liguri sarà affidata al CAI e che verranno stanziati dalla Regione Liguria 100mila euro per la gestione e la promozione del famoso sentiero.
"Un passaggio di consegne improvviso" - dicono i membri dell’associazione - "che di sicuro non si deve ai costi, visto che la nuova gestione, esattamente come quella vecchia, costerà alla Regione 100mila euro. Comunque vada, si porrà fine senza il minimo preavviso a due contratti di lavoro, a progetti internazionali e in generale alle attività delle tante persone che in questi anni si sono dedicate all’Alta Via".
Staremo a vedere nelle prossime settimane se la convenzione con il CAI andrà in Giunta – come dichiarato dall'assessore Mai - e se la carica di Presidenza del CAI di Rixi, sarà affidata a DeFerrari, oppure se l'alta via dei monti liguri sarà abbandonata a sé stessa.

Tuttavia, a prescindere da questo, non possiamo fare a meno di rilevare che i fondi stanziati all'associazione per la valorizzazione dell'Alta Via dei Monti Liguri negli ultimi anni erano stati drasticamente ridotti. Nel 2009 ad esempio l'impegno di spesa fu pari a Euro 205.000,00 così suddivisi:
1) Interventi di ripristino dell'Alta Via dei Monti Liguri (Euro 110.000,00),
2) Interventi di potenziamento delle strutture ricettive e dei servizi al fruitore (Euro 20.000,00),
3) Attuazione del Progetto regionale Alta Via: collaborazione con la Regione Liguria per lo sviluppo del progetto (Euro 55.000,00),
4) Attuazione del Progetto regionale Alta Via: azioni relative a manutenzione, implementazione e sviluppo portale web (Euro 5.000,00),
5) Attuazione del Progetto regionale Alta Via: interventi di marketing territoriale e divulgazione (Euro 15.000,00).
Mentre i finanziamenti per gli anni successivi, a detta dell'ex presidente Zunino, furono non superiori ai 100.000 euro, fino ad arrivare a zero per il 2016.

Andrea Melis, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Regione Liguria riguardo alla gestione dell’Associazione Alta Via dei Monti liguri afferma: “Noi, come MoVimento 5 Stelle, presenteremo al più presto un’interrogazione alla Giunta per chiedere chiarimenti in merito e conoscere cos'ha intenzione di fare per sostenere e promuovere questo fondamentale presidio naturalistico, che rappresenta uno dei simboli della nostra regione”.