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mercoledì 16 marzo 2016

QUALI ZONE DI ARENZANO VERRANNO ESCLUSE DAL PIANO CASA DI TOTI?

 Il 4 marzo in consiglio Comunale è stato discusso al punto 4 dell'ordine del giorno il seguente argomento: l’individuazione delle parti di territorio del Comune di Arenzano da cui escludere l'applicazione del PIANO CASA (disposizioni di cui agli articoli 3 3bis della lr 49/2209 ai sensi dell’art 12 della lr 22/2015)
Grazie all’art 12 introdotto con la legge regionale 22/2015 i Comuni avrebbero potuto riprendersi, almeno in parte, la propria autonomia pianificatoria semplicemente individuando le aree in cui non è applicabile il Piano Casa, entro 60 gg. previsti per legge (in scadenza il 7/03).


In sintesi, nella seduta consiliare di giovedì 4 marzo, la maggioranza ha illustrato le motivazioni che , in base all' art.12 della ll.r. 22, hanno portato alla decisione di escludere dall'applicazione del Piano Casa solamente due aree:  la Pineta e le aree extraurbane. 
La presentazione di un emendamento presentato dalla minoranza, che in attesa delle osservazioni al PUC chiedeva l'estensione anche alle zone extraurbane e alla Pineta, (previo passaggio dei progetti di ampliamento dal Consiglio Comunale o da una apposita commissione tecnica), è stato fatto ritirare perché ritenuto illegittimo dai funzionari comunali.

Possiamo plaudere sicuramente a una limitazione del danno, ma noi avremmo preferito che il Comune si fosse fatto carico di escludere l’intero territorio del Comune dalla Legge e di applicare il proprio piano urbanistico vigente in autonomia.


LE NOSTRE OSSERVAZIONI:
- vi è innanzitutto una considerazione logica e del tutto politica sulla questione:
un Comune, avendo a disposizione uno strumento urbanistico che deriva da considerazioni meditate, partecipate e condivise, non dovrebbe avvalersi di uno strumento così grezzo e primitivo dettato dall'alto con un unico scopo (aumento di cementificazione) ma, avendone facoltà, dovrebbe escludere in toto il proprio territorio comunale.
La assunzione del Piano Casa equivale infatti ad una ammissione di non esaustività degli strumenti urbanistici vigenti e quindi di insufficienza del lavoro svolto dallo stesso Comune per organizzarsi con una disciplina urbanistica.
- Un'altra considerazione è di tipo formale: dal momento in cui la LR n. 22 del 22/12/2015 è stata impugnata dal Governo il 19/02/2016, per evidenti elementi di incostituzionalità e quindi con la possibilità che possa essere dichiarata illegittima, si presenta la possibilità che la Corte Costituzionale si pronunci invalidando tutta una serie di procedure già avviate, con un conseguente pasticcio burocratico.
- VI è infine un'ultima considerazione, ma non ultima per importanza che riguarda IL PRINCIPIO  del costrutto su cui si basa il Piano Casa approvato dalla Regione: più volume costruito e più sfruttamento del suolo = maggiore lavoro e maggiore sviluppo. Questa equazione - che tiene conto di un unico principio quantitativo e non qualitativo e che è la causa delle peggiori speculazioni sul nostro territorio - è obsoleta e superata dall'evidenza dei fatti e soprattutto DIMOSTRA CHE SUL MEDIO E LUNGO PERIODO QUESTO E' UN MODELLO FALLIMENTARE. 
Sulla base di questa equazione gli unici ad arricchirsi sono gli speculatori edilizi a spese del patrimonio comune di suolo, ambiente, paesaggio, risorse, che appartengono a tutti i cittadini presenti e futuri.
Chi non ha capito che il prossimo futuro è in mano ad un altro modello di sviluppo e rimane attaccato a vecchie, superate e disastrose logiche, prosegue e incentiva il declino in atto.


Se continuiamo a perseguire all'infinito il principio secondo cui ad un aumento di volumetria e di cementificazione corrisponde un aumento di occupazione e lavoro arriveremo a una copertura totale del suolo, con case che nessuno abita e che non "producono" nulla. 

Infatti una casa vuota, come già il 65/70 % delle nostre volumetrie presenti, non produce lavoro, né servizi, né ossigeno, né ricchezza in nessun modo se non nel brevissimo periodo e a discapito di costi che a lungo termine saranno sempre più ingenti.

La logica del consumo all'infinito prima o poi per problemi fisici si dovrà arrestare e, quanto prima gli Enti prenderanno coscienza di un nuovo modello di sviluppo attivando altre logiche, tanto prima saremo in grado di USCIRE  dalla cosiddetta “crisi“, spauracchio di qualsiasi decisione insostenibile.



Per tutti questi motivi, crediamo che il Comune, oltre a quelle previste dalla Legge e alle zone individuate in Consiglio, avrebbe dovuto salvaguardare l’INTERO territorio e in particolar modo avrebbe dovuto tutelare:
  1. LE AREE AGRICOLE, frammenti sopravvissuti all'interno del tessuto urbano di valore storico, culturale, ambientale ed economico che, ancora salve dalla speculazione, hanno bisogno di essere difese, perché minacciate dalla coda di uno sviluppo edilizio dissennato, perché inserite nel tessuto urbano come pausa e respiro dall'urbanizzazione, perché ultimi residui di terreno agricolo di valore economico e sociale ( la nostra miglior fonte di distribuzione alimentare e non solo a Km 0), e infine ma non ultimo perché costituiscono le fondamenta storiche della cultura del Paese di Arenzano
  2.  LE AREE DI VALORE PAESAGGISTICO AMBIENTALE anche inserite all'interno dell’ambito urbano, 
  3. TUTTO IL PATRIMONIO STORICO ARCHITETTONICO  non solo relativamente al centro storico
  4. TUTTE LE AREE DI TRASFORMAZIONE ossia quelle ove già previsto un piano di trasformazione, come la Piana, Terrarossa, Terralba etc;

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