Gli accertamenti della magistratura sono in corso già da tempo e l'Europa aveva aperto una procedura di infrazione.
Ora sulla discarica di Molinetto indaga la Procura genovese che ha aperto un fascicolo contro ignoti.
L’ipotesi è che la gara di appalto sia stata ritagliata su misura per favorire qualcuno. E non si esclude che il favore sia stato ripagato a suon di tangenti.
Cronistoria:
La Regione Liguria, nel 2013, aveva stanziato 2,7 milioni di euro per mettere in sicurezza la discarica di Molinetto, che per decenni é stata utilizzata dalla Stoppani come pattumiera di rifiuti tossici poi abbandonata definitivamente nel 2007.
Tuttavia, visto che il denaro stanziato dalla Regione Liguria era molto meno di quello che sarebbe stato necessario per la messa in sicurezza della discarica, si era autorizzato, oltre al conferimento di 54mila metri cubi provenienti dall’ex Stoppani (18mila dei quali di materiale pericoloso frammisto alla terra dell'arenile), lo sversamento di 50mila metri cubi di materiale contenente amianto, proveniente da scavi ferroviari.
L’escamotage avrebbe consentito a chi si aggiudica l’appalto di fare cassa, colmando la differenza tra il finanziamento regionale (2,7 milioni di euro) e i costi dell’intervento complessivo (8,6 milioni di euro), che comprendono la demolizione di alcuni manufatti sull’area della ex fabbrica.
L'ex vicecommissario Cecilia Brescianini, vicecommissario aveva allora precisato che chi si aggiudicava l’appalto aveva 30 mesi di tempo per colmare la discarica e per coprirla poi con un involucro (capping) per evitare il filtraggio dei percolati.
Nel frattempo , l'ex Assessore Briano, aveva parlato di terre e rocce da scavo provenienti dagli scavi del terzo valico che sarebbero dovuti confluire in discarica e in campagna elettorale per le Europee, aveva avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente che "le terre da scavo provenienti dal terzo valico sono materiali innocui perché l’amianto non è in forma di fibre libere, ma si trova all’interno della roccia”.
Il Cociv, il consorzio che realizza i lavori per il Terzo Valico ferroviario tra Liguria e Piemonte, aveva immediatamente reagito alle dichiarazioni di Briano, puntualizzando che l’utilizzo del sito di Molinetto non era mai stato preso in esame per lo smaltimento dello smarino prodotto dalle trivellazioni per le gallerie e non fa parte della convenzione firmata dalla Regione. (Certo, per lo smarino del terzo valico ci ha pensato il Comune di Arenzano che ha firmato un accordo con Cociv per fare conferire milioni di metri cubi di detriti contenenti amianto a Cava Lupara)
Dall’inchiesta penale, condotta dal sostituto procuratore Francesco Cardona Albini, l’assessore Briano prende le distanze: “Non ne so nulla. Il bando di gara è stato pubblicato dalla Regione, ma non è farina del nostro sacco”.
In effetti l’appalto è stato lanciato dall’ente commissariale che era subentrato nel 2007 alla Stoppani, ma dopo il fallimento della Immobiliare Val Lerone, (la scatola vuota con la quale la Stoppani riuscì ad evitare di pagare i danni provocati nei decenni), gli onori della costosissima quanto improbabile bonifica dei siti inquinati dal cromo esavalente si é riversato sulle casse pubbliche.
Fatto sta che lo Stato ha già speso 52 milioni di euro di soldi pubblici per ridurre un ipotetico inquinamento delle acque di falda e ne occorrerebbero altri per sgomberare il relitto della fabbrica dalle scorie che ancora lo deturpano, senza mai risolvere la grave situazione di un'area che resterà gravemente inquinata e quindi inutilizzabile.
Secondo il Commissario servirebbe un miliardo di euro per la bonifica radicale, ma tutti quanti sappiamo che non sarà sufficiente. inoltre questi soldi non ci sono. La famiglia Stoppani in compenso non ci ha rimesso un euro.
La vicenda giudiziaria della Stoppani si era chiusa nel 2010 con un nulla di fatto. Due dirigenti condannati, ma salvi grazie alla prescrizione. Uno di loro, l’uomo di fiducia della famiglia Stoppani, Giuseppe Bruzzone, oggi è amministratore unico della Dirox Italia srl, la branca italiana della multinazionale con la quale il gruppo Stoppani ha ripreso la produzione del cromo in Uruguay. Intervistato, il giudice uruguayano Enrique Viana ha raccontato di aver chiesto al tribunale di Montevideo già nel 2008 di chiudere la fabbrica che sorge alle porte dalla Capitale. Richiesta negata e giudice bollato come “allarmista”. Risultato: la Dirox continua a produrre ed inquinare in Uruguay.
I cittadini di Arenzano e Colgoleto e gli ambientalisti sono in lotta da decenni.
Ma chi ha autorizzato a sversare in mare i fanghi al cromo? Senza una politica consenziente e compilce, che non ha a cuore la salute dei cittadini, ciò non sarebbe potuto succedere.
E ancora ora la politica continua a ballonzolare sul filo, limitandosi a chiedere e ad affibbiare un riconoscimento di Sito di Interesse Nazionale, ma a non fare nulla per tutelare in maniera seria la nostra salute.
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